Il Fiorentino. Il Gran Diamante di Toscana
Il gioiello, realizzato dalla Penko Bottega Orafa, riproduce il famoso diamante “Il Fiorentino” con la sua montatura a forma di serpente, come lo si vede nei ritratti di Maria Maddalena d’Austria, in alcuni disegni e come descritto negli inventari medicei.
Questa particolare montatura non era mai stata ricreata per accogliere una riproduzione del diamante, ormai perduto dagli inizi del 1900.
La storia del Fiorentino, “il Grande et isquisito gigante”, famoso per bellezza e caratura, assume a tratti caratteri leggendari. Il diamante, di origini indiane e di colore giallo pallido, venne acquistato da Ferdinando I de’ Medici, Granduca di Toscana, nel 1601 entrando a far parte delle gioie della Corona. Si dice che venne pagata ben 34’000 scudi, dopo lunghe trattative seguite dal Cardinal del Monte che così scriveva a Ferdinando I: “La più stupenda cosa che sia in Europa et spero che ogni giorno più ne resterà contento…”. Il Fiorentino era infatti conteso tra più pretendenti, catturando anche l’interessamento di Rodolfo II, imperatore del Sacro Romano Impero. In seguito venne stimato ben 200’000 ducati.
Fu il figlio e successore Cosimo II a commissionare il taglio “volendolo fare conciato a faccette a uso di mandorla”. La pietra grezza di 138-139 carati fu affidata nelle mani del tagliatore veneziano Pompeo Studentoli, appositamente chiamato a lavorare nelle botteghe granducali e che, stipendiato con la notevole cifra di 50 ducati al mese, lo tagliò secondo il disegno di doppia rosetta a nove 9 lati per un totale di 126 faccette. Per completare il taglio ci vollero ben 10 anni, dal 1605 al 1615.
Il Fiorentino venne montato in una cornice serpentinata d’oro e tempestata di 182 piccoli diamanti tagliati a rosetta che Maria Maddalena d’Austria, moglie di Cosimo II, indossava sopra diademi preziosi nelle occasioni più importanti.
Dopo l’estinzione della dinastia medicea, nel 1743 la pietra fu portata a Vienna ed entrò nel corredo della famiglia imperiale austro-ungarica. Lì rimase fino alla caduta dell’impero nel 1919 e, nel tentativo di vendita da parte dell’imperatore fuggiasco, scompare per sempre.
Grazie ai manoscritti del mercante francese Jean Baptiste Tavernier, la preziosa pietra perduta è stata riprodotta in pochissimi esemplari tagliando della Zirconia Cubica dello stesso giallo pallido e con la particolare forma a rosa a due dritti a 126 sfaccettature. La scelta della Zirconia Cubica è dovuta alle sue caratteristiche che la rendono molto vicina al diamante per indice di rifrazione e durezza.
Tuttavia il celebre Fiorentino non era mai stato riproposto al pubblico con la montatura originale. Studiando gli inventari medicei e in particolare i disegni conservati al Victorian & Albert Museum di Londra, la Penko Bottega Orafa si è dedicata a ricrearla fedelmente.
Il serpente è stato modellato per abbracciare perfettamente la pietra, di cui è stato fatto un calco in gesso per imprimere la forma in osso di seppia, attorno a cui scavare il bordo. Ottenuto un primo modello in piombo, si è lavorato il serpente per poi procedere alla seconda fusione in osso di seppia, questa volta in metallo prezioso.
Incastonati su tutto il corpo del serpente vi è il medesimo numero di diamanti, esattamente 182, tagliati appositamente con taglio antico a rosetta. Nella fase di incastonatura i diamanti sono stati acconciati alla maniera antica, aggiungendo al di sotto di ogni pietra un piccolo frammento di foglia d’argento per esaltarne la brillantezza, tecnica già descritta dal Cellini nei suoi scritti.
In ultimo è stata incastonata la Zirconia Cubica e si è scelta la tonalità più adatta dell’oro 18 carati per dorare la montatura.
Fonti:
● Sframeli M. (a cura di), I gioielli dei Medici – dal vero e in ritratto, Firenze, Sillabe, 2003.
● Gambaro C., “È bella e trasparente che par non li convenga lavoro”. Nuovi contributi sul “Gran Diamante” di Ferdinando I, Medicea rivista interdisciplinare di studi medicei, febbraio 2009, n. 2.
● Aloisi P., Alcuni diamanti medicei, Bollettino d’arte, febbraio 1932, fascicolo VIII.
Fasi di lavoro:
● ricerca iconografica e storica
● sviluppo dei primi bozzetti sulla base delle fonti raccolte
● ricerca e acquisto della Zirconia Cubica
● ricerca dettagliata circa i diamanti e la tecnica di incastonatura
● calco in gesso della Zirconia Cubica
● impronta del calco nell’osso di seppia per scavare la traccia della montatura
● prima fusione in osso di seppia in piombo
● lavorazione del modello in piombo
● seconda fusione in osso di seppia in metallo prezioso
● rifinitura della montatura e delle sedi per i diamanti
● incastonatura con acconciatura dei diamanti (collocazione di un frammento di foglia d’argento sotto ogni pietra)
● doratura in oro 18 kt
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